Intervista a Bob Lazar, che lavorò all’interno dell’Area 51.
In Nevada all’interno dell’Area 51, esiste una base chiamata S4 in cui l’ingegnere in fisica nucleare Bob Lazar si trovò a lavorare.
Ecco le dichiarazioni rilasciate da lui ad un giornalista negli anni ’90:
Domanda: Che impressione ebbe quando entrò per la prima volta?
– Lazar: Sembrava tutto molto militare e non molto scientifico, c’erano molti controlli ed un massimo livello di sicurezza, ovunque si andasse bisognava essere accompagnati da una guardia armata anche nella toilette. Tutte le porte si aprivano e si chiudevano con dei badge di plastica magnetici, e c’era un’atmosfera molto oppressiva.
– Domanda: Quante volte è dovuto entrare in quella zona prima di poter vedere il velivolo?
– Lazar: Credo due o tre, forse due giorni prima di poterlo vedere.
– Domanda: Cos’ha provato la prima volta che visto l’oggetto?
– Lazar: Mah, la prima volta che entrai nell’hangar dissi tra me e me: ecco questo finalmente spiega tutti quegli avvistamenti di strani oggetti, è un veicolo militare segreto in fase di sperimentazione.
In realtà fu la seconda volta che lo vidi quando entrai al suo interno che intuii cosa stava accadendo, e cioè che si trattava di un mezzo alieno, ma questo avvenne dopo che avevo letto il materiale informativo. Era tutto molto difficile da comprendere, mi sentivo come un’intruso.
– Domanda: Provi comunque…
– Lazar: Ha presente le foto di Billi Meier scattate durante i suoi avvistamenti? Era incredibilmente simile a quello delle sue foto, una linea sfuggente con lo scafo discoidale. È difficile descriverlo così senza disegnarlo, ma aveva la forma classica del disco volante.
– Domanda: Di un tipo solo o diversi?
– Lazar: In totale i dischi erano nove, ma io lavorai a livello di retroingegneria solo su un’oggetto; erano in hangar separati, ma tutti visibilmente differenti.
– Domanda: Le hanno detto in che modo erano stati recuperati? Dall’intelligence o dalla marina?
– Lazar: No, assolutamente no. Molta gente ha avanzato varie ipotesi, che erano stati abbattuti o che erano precipitati, ma non sembravano danneggiati, quindi nutro seri dubbi su queste ipotesi.
– Domanda: Ce ne può descrivere l’interno?
– Lazar: È molto semplice, c’è un solo colore dominante: è un grigio feltro, anche l’esterno è dello stesso colore, non ci sono scivoli. All’interno tutte le attrezzature hanno una forma arrotondata, anche i sedili e gli alloggiamenti per gli amplificatori, è come se fossero stati fusi nella cera e poi modellati con queste forme curvilinee, incluse le giunture tra le pareti ed il pavimento. L’interno è essenziale, molto arioso: l’uso dello spazio non sembra per niente funzionale. Ci sono tre ponti: quello più basso ospita gli amplificatori montati su basi mobili. Su quello di mezzo da dove si accede alla nave ci sono i sedili e gli amplificatori, e poi c’è il ponte superiore, con una sezione limitata a cui non avevo accesso, non so cosa ci fosse.
– Domanda: Per lei il velivolo era alieno?
– Lazar: Assolutamente sì, alieno. Prima di tutto, lo scopo del progetto era di analizzarlo, se si fosse trattato di un’apparecchio degli Stati Uniti non avremmo perso tempo a capire come lo avremmo costruito, in secondo luogo per le dimensioni delle attrezzature interne, dalle dimensioni dei sedili e per i materiali utilizzati, a noi totalmente estranei, e poi per il carburante: l’elemento 115, che è virtualmente inesistente. Ho sommato queste informazioni a quelle che mi erano state precedente fornite, in cui si affermava chiaramente che si trattava di un veicolo extraterrestre.
–Domanda: Le hanno detto come funzionava il sistema di propulsione?
–Lazar: Faceva parte del mio lavoro d’ingegneria inversa, cioè capire il sistema di propulsione, avevano già fatto qualche progresso, ma non so esattamente da quanto tempo il velivolo si trovasse lì, se lo stessero esaminando da uno o dieci anni, comunque con scarsi progressi.
Il sistema è fisicamente impressionante: è composto da due parti, dagli amplificatori di gravità e dal reattore che fornisce energia, il reattore funziona ad annichilazione completa alimentato da antimateria. L’annichilazione completa è praticamente la reazione nucleare più efficace tra le tre ovvero: fissione, fusione ed annichilazione. Utilizza un elemento superpesante, l’elemento 115, cioè questa sarebbe la sua collocazione nella tabella periodica che sulla Terra non è stato ancora sintetizzato (negli anni ’90, n.d.r.).
A mio avviso, su alcuni sistemi stellari questa sintesi avviene spontaneamente. Questo elemento viene bombardato in un’accelleratore dalle dimensioni estremamente ridotte. L’elemento che viene bombardato subisce una scissione spontanea e produce particelle di antimateria. Queste, grazie ad un dispositivo termoelettrico efficace al 100% reagiscono con la materia gassosa e vengono trasformate in elettricità.
Ora l’efficienza al 100% di qualunque dispositivo elettrico è fisicamente impossibile, lo afferma la prima legge sulla termodinamica, perché si devono verificare dispersione di calore o altre perdite del genere, ma io non ne ho rilevata nessuna in questo sistema, è una tecnologia assolutamente stupefacente. L’incredibile quantità d’energia che viene generata dal sistema, alimenta gli amplificatori, e come prodotto collaterale del bombardamento dell’elemento 115, si genera un fenomeno interessantissimo, cioè una particolare onda detta “gravitazionale A”: tale onda viaggia in modo molto simile alle microonde.
Viene applicata agli amplificatori gravitazionali e per mezzo della corrente elettrica generata dal reattore, viene amplificata e focalizzata. Il segnale così amplificato viene reso leggermente “afasico”, e grazie a questo è possibile attirare o respingere qualsiasi corpo gravitazionale. Il velivolo è in grado di decollare anche utilizzando un solo amplificatore. Questa nave in particolare era dotata di tre amplificatori, e quando attiva un solo amplificatore per allontanarsi dalla terra, utilizza la cosiddetta configurazione “omicron”: per viaggiare nello spazio la nave ruota su di un lato, focalizza i tre amplificatori su di un punto situato ad enorme distanza, poi il reattore e gli amplificatori vengono portati a massima potenza, e praticamente “attirano” il tessuto stesso dello spazio, distorcendo lo “spazio-tempo”, e lo attirano verso la nave che così è in grado di coprire enormi distanze in un lasso di tempo praticamente nullo.
La nave non si sposta in maniera lineare, perchè distorce lo spazio. Il tessuto stesso dello spazio, quindi anche i campi gravitazionali ed il tempo sono strettamente connessi.
Quando si distorce un campo gravitazionale, si distorce anche lo spazio ed il tempo.
Queste non sono semplici teorie, sono cose che conosciamo già da molto tempo, solo che non abbiamo la possibilità di poterle verificare, ed apparentemente questa civiltà lo ha messo in pratica.
– Domanda: E voi siete mai riusciti a farne volare uno?
– Lazar: Sono stati fatti molti collaudi, ma non al di fuori dell’atmosfera, voli brevi e a bassa quota. Del resto hanno un’oggetto dal valore inestimabile e non intendono distruggerlo con rischi inutili o a causa del campo gravitazionale terrestre o volando a quote troppo elevate, ma ho assistito ad alcune prove al di fuori della recinzione di sicurezza ed in un’occasione ho visto tutto ma a non più di trenta metri dal velivolo.
– Domanda: L’oggetto come si manovrava in volo?
– Lazar: Era molto silenzioso, si alzava generando un debole sibilo, la superficie inferiore emanava una luce azzurra, probabilmente dovuta all’altissimo voltaggio generato. Dopo un po’, man mano che aumentava di quota, la luce scompariva. Sembrava che galleggiasse dolcemente nell’aria, per poi appoggiarsi al suolo, il tutto in modo assolutamente tranquillo e quasi totalmente silenzioso
– Domanda: Potrebbe descrivere i documenti informativi ed il loro contenuto?
– Lazar: Si trattava di un gran numero di documenti, circa 120 relazioni molto concise, in pratica mi consentivano un’idea in generale sulle altre ricerche condotte sul velivolo, ma la quasi totalità delle informazioni e dei dettagli tecnici riguardava il sistema di propulsione e generazione d’energia, cioè il campo in cui avrei dovuto lavorare. C’erano anche documenti in cui si affermava che la nave era aliena.
Sopra: l’Area 51 vista dal basso. La base si estende sottoterra, in diversi livelli sotterranei. In superficie, si vede ben poco.
I rapporti di alcune autopsie non erano molto approfonditi perché non c’era nessuna ragione per fornirmi informazioni dettagliate su questo, ma con fotografie: anzi per l’esattezza c’erano due fotografie di un corpo alieno con il torace aperto, che aveva un solo organo che era stato rimosso e sezionato.
Dal mio punto di vista non medico, sembrava che questo organo espletasse non una, ma più funzioni. Poi vi erano altri documenti che descrivevano ricerche metallurgiche condotte in altre parti della nave, insomma erano brevi riassunti del lavoro svolto dai vari gruppi e viceversa, sicuramente anche loro avranno ricevuto dei resoconti e brevi relazioni del lavoro svolto dal mio gruppo.
– Domanda: Indicavano il luogo di provenienza degli alieni?
– Lazar: Sì : dal sistema Zeta Reticuli, non so se questa informazione sia stata ricavata dallo scafo stesso, da mappe astrali o da strumenti di bordo.
– Domanda: C’erano informazioni su questa civiltà, sulla loro storia, o su precedenti contatti con il genere umano?
– Lazar: Non esattamente, non c’era scritto: è andata così, si faceva riferimento ad un’intervento alieno avvenuto nel passato, risalente a moltissimi anni fa, precisamente a milioni di anni fa. Dai documenti che ho visto, ripeto, erano documenti sintetici, riassuntivi che non so se fossero veri o falsi, posso solo fare supposizioni.
Sopra: altri tre scorci di superficie dell’Area 51.
Tuttavia, le informazioni sul sistema di propulsione erano tutte vere, ne sono certo, ci lavoravo. Per il resto c’erano solo accenni sul contatto con la Terra avvenuto più di 10.000 anni fa, ad alterazioni genetiche che hanno prodotto un’essere scimmiesco ed altre interazioni di questo tono.
– Domanda: Ha mai visto da vicino un’alieno? Vivo o morto?
– Lazar: No, solo in fotografia. Ho dichiarato più volte, che attraversando una certa zona, ho guardato in una finestra ed ho notato qualcosa di piccolo, ma non che fosse il corpo di un’alieno. È inutile saltare alle conclusioni che devo avere visto un’alieno. Poteva trattarsi di un manichino, creato come modello sulle loro differenze corporee e sulle dimensioni dei sedili, quindi ribadisco che in realtà non ho visto nessun corpo vivo che si muovesse, in linea di principio rispondo di no.
– Domanda: Perché hanno scelto lei per questo lavoro?
– Lazar: È molto difficile rispondere, non saprei. Sicuramente come fisico non sono molto indicato, quindi non ne ho la più pallida idea. Viste le diverse angolazioni forse si sentivano frustrati, non riuscivano a fare passi avanti, era da lungo tempo che non riuscivano ad andare da nessuna parte, o forse volevano un persona nuova, qualcuno che potesse vedere le cose in maniera diversa, d’altronde io ho la fama di essere così.
– Domanda: Perché ha deciso di divulgare queste informazioni?
– Lazar: È difficile rispondere, ci sono vari motivi ad esempio per le pressioni che ho subìto o per mia protezione personale e perché è ingiusto che su queste informazioni venga mantenuto uno strettissimo riserbo.
– Domanda: dopo che lei ha reso pubbliche queste informazioni, hanno cercato di chiuderle la bocca?
– Lazar: Oh sì, in ogni modo, mi hanno sparato mentre imboccavo l’autostrada qui a Las Vegas. Alcuni miei amici sono stati minacciati, hanno perso il posto di lavoro, è successo di tutto.
Intervista tratta da:
UFO DOSSIER/AREA 51 TECNOLOGIA ALIENA – VOLUME 2/ FABBRI VIDEO 1997
A cura di Giorgio Pastore
Un pensiero riguardo “BOB LAZAR E L’AREA 51”