Alice Box ITC è un generatore fonetico creato da Joanne Saul nel 2015 con lo scopo di mettere in contatto i vivi con i defunti. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Lo strumento funziona realmente?
ESPERIMENTI CON ALICE BOX
Rispondiamo subito alla domanda: “Alice Box” funziona realmente? Noi del C.R.O.P. l’abbiamo testato più volte, in più occasioni, e dobbiamo ammettere che, come minimo, è curioso che certe parole sembrino proprio essere coerenti con il contesto dell’indagine in corso. Non può essere un caso ricevere in un monastero le parole “monastero” e “vescovo”; “ubriaco” e “caffè” in un bar; “balza” in montagna, e così via. Una serie di coincidenze una dopo l’altra, che forse potrebbero non essere solo coincidenze a questo punto. Durante un’indagine, il cameraman è stato spinto da una forza invisibile e un attimo dopo è venuta fuori la parola “maltrattato”. Ma potremmo fare tanti altri esempi. A volte sembra davvero che questo dispositivo abbia occhi e orecchie per vedere e sentire chi lo circonda, per capire dove si trova. Neppure un’intelligenza artificiale sarebbe così “umana”. Per questo motivo pensavamo che al suo interno vi fossero dei sensori, ma non è così.
Spinti dalla curiosità di saperne di più su questo strumento, abbiamo contattato la sua creatrice, Joanne Saul, e le abbiamo sottoposto alcune domande. Lei ha dimostrato di essere molto cordiale e collaborativa. Così, ci ha raccontato qualcosa di più della sua creazione.
JOANNE SAUL, LA CREATRICE DI ALICE BOX ITC
Come lei stessa ci ha raccontato, inizialmente, era abbastanza scettica. Guardava in televisione degli show in cui presunti ghost hunters si recavano in luoghi abbandonati alla ricerca di fantasmi provvisti di vari strumenti, compreso il celebre Ovilus, un generatore fonetico contenente alcuni sensori (geo-stazionari, di temperatura, etc.). Tuttavia, Joanne voleva vederci chiaro. Così, un po’ per confutare quanto vedeva in televisione, un po’ per passione, visto che lei di elettronica se ne intende, decise di realizzare qualcosa di simile. Così, nel 2015 diede alla luce Alice Box ITC (Instrumental Trans Communication, ovvero, comunicazione attraverso lo strumento).
Dopo mesi di lavoro, lo testò per la prima volta in camera di sua figlia. La prima parola visualizzata sul display fu “Alice“. Per questo, decise di chiamare lo strumento Alice Box ITC. Joanne ci ha raccontato anche qualcosa sul suo funzionamento: “Ho scritto e creato Alice Box nel 2015. Ora, la cosa sorprendente di Alice è che NON vengono utilizzati sensori. È puramente una routine (un insieme di istruzioni, n.d.a.) di codifica progettata per invitare eventuali “influenze” esterne. E questo lo abbiamo visto succedere più volte!
Lo strumento non si interfaccia con il mondo esterno… il codice si muove lungo percorsi molto complessi e la gestione dei numeri segue il principio matematico della Coppia di Tusi (Naṣīr al-Dīn al-Ṭūsī fu un matematico e astronomo persiano del XIII secolo). Si dice che sia un “dispositivo sacro” in numerologia.
La mia speranza è che questo strumento permetta alle vere entità spirituali esterne di influenzare la comunicazione durante l’esecuzione delle routine numerale e selezionare le parole che vogliono mostrarci. Ogni serie di numeri corrisponde a parole o ad intere frasi. La cosa più sorprendente è che questo sembra essere ciò che accade: si formano parole e frasi, ma coerenti con il contesto in cui ci triviamo. Non esiste una spiegazione scientifica vera e propria. Eppure i risultati tendono a parlare da soli.”
E noi non possiamo che essere d’accordo con lei. Provare per credere! Joanne ha poi aggiunto:
“Ho iniziato a lavorare a Alice Box per confutare l’ITC. Per sfatarlo. Per comprendere meglio l’Ovilus, perché non ci credevo. Ci ho lavorato mentre lavoravo all’estero. Stranamente, questo mi assorbì completamente. Il tempo sembrò non esistere per quattro settimane intere. Il codice è complesso. In effetti, più complesso di quanto consentito dal mio livello di abilità! Quindi la mia conclusione è che “in qualche modo” sia stata aiutata. La gente può crederci o meno… ma, ancora una volta, quello che più conta è che sembra essere molto efficace. Non conoscevo il principio della Coppia di Tusi finché non l’ho studiato, e più tardi… molto più tardi… ho capito che me ne stavo servendo. Come detto, volevo che il codice fosse aperto all’influenza esterna delle entità e ho fatto del mio meglio per ottenere ciò.”
Infine, ha concluso scrivendo: “Ci sono aggiornamenti in arrivo. Modi con cui gli utenti potranno condividere esperienze in luoghi diversi su una mappa interattiva. Potremmo essere in grado di tracciare linee sensate tra luoghi molto attivi. Linee energetiche? Chissà! Speriamo anche di aggiungere qualche apporto direzionale ad Alice – dove sei reso consapevole della provenienza o della collocazione nello spazio dell’entità rispetto all’hardware.”
CONCLUSIONI
Potrete anche dubitare dell’efficacia di questo strumento, per questo vi consigliamo di provarlo voi stessi, come abbiamo fatto noi. Se lo utilizzerete bene e con rispetto, forse potrete riconoscerne anche voi le potenzialità. A onor del vero, c’è da dire che in certi casi le parole visualizzate sul display sembrano essere casuali e non attinenti al contesto, ma se guardiamo il suo utilizzo nel suo insieme, non possiamo che stupirci invece per tutte le altre volte in cui invece le parole sembravano proprio essere contestualizzate in maniera impressionante. Probabilmente, ci viene da pensare, in certi casi non “capta” nulla di importante. Invece, quando si “sintonizza” sulla frequenza giusta… ebbene… lì inizia la magia! Una magia che ancora non riusciamo a spiegarci, ma che vorremmo comprendere. Per questo, continuiamo a indagare!
Giorgio Pastore
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