Spesso si ricorda l’ufocrash di Roswell del 1947 perché di certo la notizia fece scalpore, ma non fu né il primo, né l’unico caso di incidente avvenuto a un veicolo di natura extraterrestre, sempre ammesso che di un incidente si sia trattato. Infatti, alcuni anni prima, accadde qualcosa di simile anche in Italia.
L’UFOCRASH
Era il 1933 e la nazione si trovava in pieno nel periodo del fascismo. Il 13 giugno di quell’anno, uno strano oggetto cadde dal cielo, in Lombardia, nei pressi di Milano. Subito, il regime insabbiò la notizia, vietò ai giornali di parlarne, recuperò l’oggetto e lo trasportò negli stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate in provincia di Varese.
Tali informazioni furono raccolte negli anni ’90 del XX secolo dal giornalista e ufologo Alfredo Lissoni (membro del CUN, Centro Ufologico Nazionale) che, si può dire con certezza, conosce bene il caso ed è uno dei massimi esperti di UFO. Come fecero il CUN e Alfredo Lissoni a venire a conoscenza di questa storia? Tutto merito di un personaggio misterioso (ribattezzato per questo Mr. X) che proprio negli anni ’90 decise di condividere con gli ufologi il materiale in suo possesso. Ovvero, dei telegrammi riservatissimi risalenti proprio agli anni ’30… documenti analizzati dagli esperti del CUN e ritenuti autentici. Il misterioso mittente delle lettere inviate al CUN non rivelò mai la propria identità, ma sicuramente stiamo parlando di un personaggio connesso in qualche modo agli uomini di punta del governo fascista, altrimenti non si spiega come potrebbe essere entrato in possesso di tale preziosa documentazione. La cosa più importante comunque è che abbia deciso di condividerla, salvandola così dall’oblio.
IL GABINETTO RS/33
Ma che fine fece il veicolo recuperato dall’OVRA (polizia segreta fascista)? Mentre si trovava in Italia, Mussolini istituì il gabinetto RS/33 (Ricerche Speciali), una sorta di Majestic 12 italico, con lo scopo di studiare il caso e, più in generale, il fenomeno UFO. A capo del gabinetto fu posto il celebre Guglielmo Marconi (1874-1937), il quale avrebbe “scoperto” le onde radio e altri fenomeni fisici, sui quali in quel periodo lavorava anche il serbo Nikola Tesla (1856-1943), un vero genio. Nel 1943 la Corte Suprema degli Stati Uniti attribuì a lui molte delle scoperte brevettate in seguito da Marconi, compresa la radio. Tali innovazioni tecnologiche, tra cui la trasmissione a distanza e senza fili di energia, alla morte di Tesla vennero confiscate da enti governativi statunitensi e da allora non se ne sa più niente. Si trattava forse di retroingegneria aliena? Non possiamo saperlo con certezza, ma potrebbe essere. Dell’RS/33 facevano parte alcuni dei più importanti studiosi dell’epoca, tra cui anche Filippo Bottazzi, che ricordiamo per aver studiato da vicino, agli inizi del Novecento, il caso della medium Eusapia Palladino. Di questo gruppo facevano parte biologi, chimici, fisici, astronomi e spiritisti! Un circolo di studiosi davvero assortito. Per quanto riguarda Guglielmo Marconi, a lui si attribuisce anche una terribile arma chiamata “raggio della morte“. Rachele Guidi, moglie di Mussolini, nel giugno del 1936 raccontò che sull’autostrada Roma-Ostia diverse auto, tra cui quella che la trasportava, erano rimaste bloccate per una ventina di minuti senza apparente motivo. Quando lo raccontò a suo marito Mussolini, egli spiegò che era un esperimento di Guglielmo Marconi, che stava lavorando a un’arma segreta che avrebbe reso invincibile l’Italia. Il raggio della morte, appunto. Capace anche di abbattere e incendiare aerei ad alta quota. In un’intervista del ’45 a Ivanoe Fossani lo stesso Mussolini avrebbe invece detto che Marconi aveva realizzato l’arma, ma il Papa gli consigliò di distruggerla o nasconderla, per non consegnarla ai Fascisti. Mussolini cercò di convincere lo scienziato che se non l’avessero usata loro magari l’avrebbero utilizzata i loro nemici, comunque non riuscì a fargli cambiare idea e lo scienziato morì nel 1937 portando il segreto nella tomba (fonte: Franco Foresta Martin e Geppi Calcara, Per una storia della geofisica italiana, Springer 2010).
LE WUNDERWAFFEN
A quanto pare, poco prima della distruzione dello stabilimento di Vergiate (nel 1943), il veicolo venne portato altrove, forse nella Germania nazista e poi negli Stati Uniti. Quello che si sa di sicuro e che se ne perse ogni traccia. La vera domanda è: si trattava di un veicolo extraterrestre o terrestre? Non dimentichiamo che in quello stesso periodo i Nazisti stavano lavorando a delle armi segretissime (le Wunderwaffen – le “armi meravigliose”), tra cui la Die Glocke e dei veicoli aerei molto simili a dei dischi volanti: i cosiddetti VRIL (in tedesco Haunebu, Hauneburg-Geräte o Reichsflugscheiben ovvero dischi volanti del Reich).
La Die Glocke, ovvero, “la campana”, sfuttava l’antigravità e, si dice, poteva alterare lo spazio-tempo. Se ne conosciamo l’esistenza è solo grazie al giornalista Igor Witkowski che nel 2000 scrisse un libro nel quale raccolse le trascrizioni di una sessione di interrogatori dell’ex ufficiale SS Jakob Sporrenberg. Fu lui a raccontare di questi esperimenti segreti. Tempo dopo, in Polonia, quasi al confine con la Repubblica Ceca, venne ritrovata una struttura in cemento, molto particolare: The Henge (“il cerchio”) che potrebbe essere stata costruita appositamente per testare le funzionalità anti-gravità e nucleari della macchina. Forse ce n’erano due. Entrambe andarono perdute.
Invece, sui veicoli VRIL, da alcuni ritenuti solo invenzioni fantastiche, si sa poco o niente per il momento. Tuttavia, è normale, trattandosi di armi segrete. Come sempre avviene in questi casi, qualcosa a quanto pare trapelò, arrivando fino a noi. Quello che sappiamo è che vi erano diversi modelli di Haunebu (il più grande fra tutti era l’Haunebu IV, dalla presunta lunghezza di 120 metri). Il più “piccolo” era l’Haunebu I (25 metri di diametro). Questi dischi volanti terrestri erano tutta farina del sacco nazista oppure no?
Anche in questo caso, ogni prova concreta, ogni veicolo, ogni progetto, andò distrutto o… trafugato in gran segreto dai sovietici o dall’esercito statunitense.
LA SOCIETÀ VRIL
Per quanto ne sappiamo, nel 1919 venne fondata la Società Vril (che poi collaborò con la Società Thule). Questa era l’embrione di quello che in futuro sarebbe diventato il partito nazista. Della Società Vril facevano parte militari, politici e… medium. Le Vril-Damen erano delle donne dai lunghi capelli utilizzate dai tedeschi di quel circolo esoterico per comunicare con i cosiddetti “Superiori Sconosciuti”, ovvero degli esseri extraterrestri, provenienti da Andromeda ma forse abitanti della Terra cava.
I capelli lunghi sarebbero serviti per meglio canalizzare i messaggi provenienti dalla dimensione (fisica o eterica non si sa) di questi esseri. Le più importanti Vril-Damen furono Maria Orsic (o Orsitsch secondo altre fonti), Traute, Sigrun, Gudrun e Heike. Non si conoscono gli effettivi successi di questa società segreta, ma ammettendo che un contatto sia avvenuto, i nazisti potrebbero aver appreso da entità superiori la tecnologia utile per costruire i loro veicoli discoidali.
Nella foto in alto, un ritratto di Maria Orsic.
Potrebbe essere stato uno di questi veicoli Vril che precipitò il 13 giugno 1933 nei pressi di Milano? Forse per questo, di lì a poco, Mussolini decise di allearsi con la Germania nazista? Magari colpito dalla loro teconologia sperimentale? Forse per questo Mussolini, in un celebre discorso rivolto a suoi fedeli accorsi per sentirlo al Teatro Adriano, all’Urbe, il 23 Febbraio 1941 parlò alla gente di una possibile minaccia da parte dei Marziani? Per non dire la verità? Ovvero, che c’erano i Nazisti dietro i molti avvistamenti ufologici avvenuti in quegli anni? Forse parlò dei Marziani per depistare il popolo italiano? Tutto è possibile. Ma sono troppe le domande.
I MARZIANI DI MUSSOLINI
Questo è il discorso che fece Mussolini, riportato sul numero di Febbraio 1941 del mensile “Il Vomere“, pag. 2:
“Lasciatemi dire ora che quanto accade negli Stati Uniti è una delle più colossali mistificazioni che la storia ricordi. Una illusione e una menzogna stanno alle basi dell’interventismo americano: l’illusione che gli Stati Uniti siano ancora una democrazia, mentre sono di fatto una oligarchia politico-finanziaria dominata dall’ebraismo, attraverso una forma personale di dittatura: la menzogna che le Potenze dell’Asse vogliono attaccare dopo la Gran Bretagna, l’America. Né a Roma né a Berlino si covano fantastici progetti del genere.
Tali progetti non potrebbero partire che da una inclinazione manicomiale. Totalitari certo lo siamo e lo saremo; ma coi piedi sulla dura Terra. Gli americani che mi leggeranno stiano tranquilli e non credano, per quanto li riguarda, alla esistenza del “grosso e cattico lupo” che li vuolo divorare. In ogni caso è più verosimile che gli Stati Uniti siano invasi prima che dai soldati dell’Asse, dagli abitanti, non molto conosciuti, ma pare assai bellicosi, del pianeta Marte, che scenderanno dagli spazi siderali su inimmaginabili “fortezze volanti”.
AGHARTI E LA BASE 211
Ad ogni modo, per cause ancora sconosciute, questa tecnologia non venne mai messa a punto e i Nazisti persero la guerra. Ci viene da chiederci cosa sarebbe stato se avessero davvero portato a termine questa loro sperimentazione. O forse non vorremmo saperlo…
Il 17 dicembre 1938 la nave Scwabenland (una nave cargo utilizzata fin dal 1934 per consegne di posta transoceaniche) prese il largo da Amburgo, diretta verso l’Antartide. Iniziò così ufficialmente l’esplorazione nazista del continente antartico. Qual era il vero interesse dei Nazisti per quel luogo freddo e desolato? Esistono delle mappe, ritrovate di recente (come quella ritenuta autentica di Reichsdeutschen), che mostrano proprio sotto i ghiacci dell’Antartide, un passaggio sottomarino che condurrebbe proprio all’interno della Terra, ad Agarthi (o Asgard, come la chiamavano i Nazisti). Le coordinate di questo ingresso sarebbero le seguenti: 68° 00’ 00″ S – 1° 00’ 00″ E.
I Nazisti battezzarono questo territorio antartico “Nuova Svevia” e vi installarono una base segreta, la famosa Base 211, tra l’altro molto vicina all’Argentina. Alcune teorie affermano che Hitler non si suicidò nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale (il corpo ritrovato potrebbe essere stato quello di un sosia), ma fuggì in Antartide su un U-Boot nazista, un sommergibile. Da qui, in un secondo momento, potrebbe essersi trasferito ad Asgard.
Certo, sembra tanto un racconto di fantascienza, ma è abbastanza curioso che nel 1946, solo un anno dopo la fine della guerra, gli americani organizzassero l’operazione Highjump proprio in Antartide. Proprio nei pressi di Nuova Svevia. 4000 uomini tra americani, inglesi e australiani si imbarcarono in una missione che, ufficialmente, aveva come scopo solo la ricerca di carbone! Di questa missione faceva anche parte l’Ammiraglio Richard E. Byrd, che gli appassionati di ufologia ricorderanno per via di quello che riportò scritto nel suo famigerato diario, conservato presso il Centro di Ricerca Polare Byrd dell’Università di Stato di Columbus (Ohio-USA), nel quale descrisse un fantastico volo in cui entrò in contatto con una civiltà sotterranea, munita di dischi volanti, che comunicò con lui in inglese, ma con un forte accento tedesco.
In questo suo diario egli scrisse anche:
“Bisogna affrontare l’amara realtà che un giorno gli Stati Uniti possano essere attaccati da oggetti che potrebbero volare da polo a polo a velocità incredibile”.
Byrd si riferiva proprio agli haunebu? Le fantastiche macchine volanti naziste? Dietro ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità.
Giorgio Pastore
Un pensiero riguardo “GLI X-FILES FASCISTI”